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Buon sangue non mente. Luciano e Thomas Betti per fare la differenza nell’LCR E-team

Le moto elettriche sono un mondo nuovo per tutti. Beh, quasi tutti. Nel circo della MotoE, infatti, ci sono due persone che per esperienza, curriculum e vastità di competenze possono fare la differenza. Un indizio? Di cognome fanno entrambe Betti.

Niccolò Canepa in pista con la MotoE a Jerez

Se in un box ci sono un padre e un figlio, due tecnici esperti, i vincitori di nove campionati del mondo di categoria e due pompieri, quante persone ci sono? Una folla, oppure Luciano e Thomas Betti: padre e figlio, classe 1954 e 1981, originari di Novafeltria in provincia di Rimini (“in piena Motor Valley”) sono tra i punti di riferimento tecnico di LCR E-Team. Sono anche vincitori rispettivamente di quattro e cinque campionati mondiali in sella a moto elettriche (quando a organizzarli era la Fia), nonché Vigili del fuoco di lungo corso. Se esiste qualcuno per cui la sfida inedita della MotoE ha meno incognite che per gli altri, insomma, quelli sono Luciano e Thomas Betti. Collezionisti di moto d’epoca, appassionati di due ruote a tutto campo, si lasciarono incuriosire dalla novità dell’elettrico in tempi da pionieri. Costruirono la loro prima moto elettrica nel 1998, per partecipare al nascente campionato organizzato dalla Fia.

In sella montò il babbo (anche perché Thomas non aveva l’età) e vinse subito. In tutto, tra il 1999 e il 2006, avrebbe poi vinto quattro titoli mondiali. Successivamente, con Thomas alla guida, il team Betti Moto Racing vinse altre quattro volte. E nel 2010, quando per la prima volta la federazione internazionale motociclistica organizzò il primo campionato internazionale E-Power (che prevedeva gare di contorno a Laguna Seca per la MotoGP, a Imola per la Superbike, ad Albacete, Magnycour e Le Mans per il mondiale Endurance) il Betti-tandem partecipò di nuovo, sempre con Thomas in sella, e di nuovo si laureò campione del mondo secondo le nuove regole. Se non bastasse, i Betti hanno da mettere a disposizione della squadra anche competenze in fatto di sicurezza, tema diventato di prepotente attualità dopo il rogo di Jerez: tutti e due, infatti, sono Vigili del fuoco, tanto che gareggiavano con il numero 115. Non sorprende, dunque, che tanto il team manager Lucio Cecchinello quanto i piloti, Randy De Puniet e Nicolò Canepa, li abbiano indicati ripetutamente come uno dei punti di forza della squadra. (Qui le interviste a Lucio Cecchinello e Niccolò Canepa)

Randy De Puniet in pista con la MotoE a Jerez

Thomas, la MotoE è una naturale evoluzione delle gare in cui avete vinto tanto o è un’esperienza completamente diversa?
Direi che è una naturale evoluzione. Siamo stati pionieri in una fase in cui c’era più libertà di sperimentare, è vero, ma crediamo che la Dorna abbia fatto molto bene a fare un campionato monomarca. Si rinuncia a qualcosa in termini di evoluzione, ma in cambio i costi restano sotto controllo, si accede comunque alla migliore tecnologia disponibile e si ottiene il compromesso più adatto a creare interesse. Mi sembra il modo giusto per cominciare a far vedere al grande pubblico cos’è una moto elettrica.

Luciano a Thomas Betti alla prima uscita del team LCR E-team sulla pista di Jerez

Canepa ha detto che “una squadra con i Betti è una squadra fatta per vincere”. Che segreti portate nel box LCR?
Beh, quando si corre, si corre sempre per vincere, no? Noi cercheremo di portare tutta la nostra esperienza e tutte quelle piccole accortezze non così evidenti a chi approccia questo mondo per la prima volta. E poi non siamo soli: il capo tecnico Paolo Cordioli, già collaboratore di grandissimi piloti, non è digiuno di moto elettriche. All’epoca dei campionati Fia siamo stati avversari, ora ci ritroviamo insieme in questa bellissima avventura: mi sembra che Lucio (Cecchinello) stia facendo il tutto per tutto per dare ai piloti il meglio che può dare.

Servono competenze tecniche specifiche per gestire questo tipo di moto ai box?
Competenze più specifiche sarebbero state necessarie se questo fosse un campionato aperto. Essendo invece le modifiche limitate – purtroppo, perché sarebbe un gran divertimento metterci le mani … – le competenze richieste sono le stesse di una moto tradizionale. Ma prevedo che, col passare degli anni, ci sarà sempre più possibilità di intervenire e rendere le moto più performanti e più adatte ai piloti.

Randy De Puniet per la prima volta sulla MotoE a Jerez

In base alla vostra esperienza di gare con moto elettriche, in caso di caduta, una moto elettrica è intrinsecamente più delicata?
L’handicap della moto elettrica è il peso, anche in caso di caduta. Il peso c’è e anche la velocità: quindi, in caso di caduta, il rischio c’è. Uno degli aspetti su cui l’organizzazione ha insistito molto, facendo molto bene, è la sicurezza. Sulle moto, per esempio, è stato montato un sistema integrato che permette di sapere a colpo d’occhio se una moto incidentata si possa toccare senza rischi: dobbiamo infatti ricordarci che parliamo di voltaggi molto alti, circa 400 volt. A questo scopo, due segnalatori luminosi a led, installati a destra e a sinistra, chiariscono se la moto si possa toccare, spostare e lavorare senza pericolo o se c’è il rischio che i componenti elettrici siano in corto circuito. In caso di caduta, comunque, avremo anche i tecnici Energica che ci daranno una mano per gestire il power trade (l’insieme motore, batteria e sistema di controllo). Quindi: la moto elettrica ha le sue peculiarità, ma si è fatto un buon lavoro per affrontarle.

Randy De Puniet di nuovo nel team LCR come anni fa in MotoGP

Com’è la dinamica di una moto elettrica rispetto ad una tradizionale?
Se si potessero comparare una moto elettrica e una moto a scoppio, a parità di peso e parità di potenza, sono sicuro al cento per cento che quella elettrica sarebbe nettamente – ma nettamente superiore. Tra le differenze principali c’è il fatto che le moto elettriche non hanno grandissime masse in rotazione, quindi l’effetto giroscopico è minore, a tutto vantaggio della maneggevolezza. E nonostante quella messa a punto da Energica sia una moto bella pesante, i piloti non avvertono così tanto questo peso, trovandola agile e divertente. Un altro aspetto da non sottovalutare, nel confronto, è che praticamente, nelle moto elettriche, è possibile spostare il peso attraverso lo spostamento delle batterie.

Esiste uno stile di guida più adatto ad una moto elettrica?
Sì, e credo che sia Nicolò sia Randy ce l’abbiano.

Cecchinello vi ha promesso di fare qualche giro di pista con la MotoE?
Non è stata una vera e propria promessa, anche perché non dipende solo da Lucio … ma sì, sarebbe bello alla fine dell’anno fare qualche giro! E credo che anche lui, del resto, sia piuttosto curioso!